Il nostro sangue sparso



2021
Fotografia digitale

Parchi d'Italia vol. 9
National Geographic Italia e GEDI
Photo-editor: Tiziana Faraoni

Una ricognizione fotografica - commissionata da National Geographic Italia - attraverso i ritratti e le storie della comunità arbëreshë in Calabria nel Parco Nazionale del Pollino.



PERCHÈ NON ESCI?

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001 Delia Piscitelli (52 anni) è nata a Karlsruhe in Germania da mamma siciliana e padre arbëreshe.
Da ragazza si sposa a Civita ma continua poi a vivere e lavorare in Germania in un centro di assistenza per anziani. Dal 2008 vive stabilmente a Civita dove lavora prima come pittrice e restauratrice per poi specializzarsi nel ricamo in oro degli abiti tradizionali arbëreshë.
Indossa la keza, distintivo dello stato coniugale nel costume tradizionale, da lei stessa ricamata con filo d’oro 24 carati.
Civita (CS)


002 Pierre François Frega (48 anni), conosciuto come Pierre delle Montagne, è una guida ufficiale del Parco Nazionale del Pollino qui fotografato nella Cappella della Madonna di Costantinopoli - Qisha e Shën Mëria e Konxis a Lungro. È noto per le sue esplorazioni e scoperte, come i ruderi del castello del Mercurion nei Monti di Orsomarso nel Parco Nazionale del Pollino. Lungro (CS)


003 Una riproduzione in cartapesta dell’elmetto tradizionale di Giorgio Castriota Scanderbeg.
La testa di capra rappresentata sull’elmetto, oltre ad indicare simbolicamente, in molte tradizioni antiche, il tocco della divinità, viene da molti legata alla alle imprese belliche di Scanderbeg.
Si narra Scandebeg avesse legato dei ceri accesi sulle teste delle capre e le avesse poi lasciate libere nei boschi e nelle montagne sovrastanti il campo di battaglia, inducendo così in errore l’invasore ottomano sulla entità numerica dei difensori albanesi. Civita (CS)




004 Papàs Vincenzo Carlomagno (60 anni), qui in abito talare all’esterno della chiesa bizantina di S. Basilio Magno a Eianina, frazione di Frascineto.
Nato a Frascineto, è sposato e ha due figli che per lavoro e studio hanno lasciato Eianina.


005 I papàs erano ordinati direttamente dal Patriarcato di Ocrhid, in Macedonia, fino al Concilio di Trento che, in un eccesso di cautela dovuto alla diffusione del protestantesimo, incluse il rito bizantino fra quelli non ammessi dalla Chiesa Romana. In seguito, anche grazie all’opera di alcuni papi romani vicini alla causa Arbëreshë (Clemente XI era egli stesso di origine albanese), il rito è sopravvissuto e oggi i papàs e arbëreshe, pur dipendendo dal Papa, praticano ancora la liturgia greco-bizantina con la messa celebrata in Arbëreshë.
Einanina, Frascineto (CS)


006 Vista di Civita. Civita (CS)


007 Antonella Vincenzi (48 anni) si occupa di acoglienza turistica ed è titolare del B&B La Magara a Civita. È stata consigliera comunale con delega al turismo.
Civita (CS)


008 Vista nel centro storico di Civita, una delle città Arbëreshë nel parco Nazionale del Pollino. Gli albanesi di rito bizantino, in fuga dall’Albania del Sud in seguito alla avanzata Ottomana, cominciarono ad arrivare a Civita a partire dal 1471.
È incerta l’etimologia del nome Arbëreshë Çifti, che potrebbe essere sia una storpiatura dal latino Civitas, sia provenire dall’albanese “çifti” (coppia), o “qifti” (aquila).
Civita (CS)




009 Giusy Gae Brunetti (16) racconta che la vita per una ragazza della sua età a Frascineto è un po’ noiosa. Frequenta il liceo classico a Castrovillari ma qui in paese non sono molte le persone che frequenta e con cui esce. La fotografia è stata realizzata di fronte al Museo Comunale delle Icone e della Tradizione Bizantina.
Frascineto (CS)


010 Particolare di un murale dedicato a Giorgio Castriota Scanderbeg nella Piazza del Municipio a Civita.
Civita (CS)


011 Daniela Brunetti (40 anni) e la figlia Ipazia. Daniela ha una laurea in ingegneria aerospaziale a Pisa. Dopo diversi anni “fuori” come ricercatrice universitaria e dipendente all’Ansaldo, ha deciso di tornare a Plataci dove ha fondato l’azienda agricola “Podere Collina del Vento”.

L’azienda, estesa per 36 ettari, disseminati in piccoli fazzoletti dalla pianura fino a oltre 1.000 metri, ha 13 ettari coltivati. Alcune di queste terre erano della fami- glia Gramsci, originaria di questo paese.
Daniela fa parte del gruppo di ricerca dell’Associazione Rete Semi Rurali e collabora con l’Alsia. Porta avanti un programma sui pomodori e il recupero di frutti e di legumi locali dimenticati, non ancora classificati e quasi tutti indicati con il solo nome dialettale.

Plataci - Pllatëni in arbëreshë, è un piccolo borgo di origine albanese dell’Alto Jonio Cosentino, situato in posizione panoramica sul versante orientale del Massiccio del Pollino a 930 metri di quota s.l.m. Fondata nel ‘400 dai pro- fughi albanesi dopo la morte di Giorgio Kastriota Scanderbeg, il paese fu feudo dei principi Sanseverino.
Oggi è un centro importante per quanto riguarda l’accoglienza, grazie al lavoro di un’associazione culturale molto attiva, Jete. A Plataci ci sono le radici della famiglia di Antonio Gramsci; vicoli, murales che rappresentano la cultura albanese e personaggi storici albanesi. Plataci (CS)




012 Un ricamo da parete raffigurante il profilo di Giorgio Castriota Scanderbeg, in corso di realizzazione, dell’artista Delia Piscitelli.
Principe albanese e re d’Epiro, Scanderbeg guidò i principati d’Albania , da lui riuniti nella Lega anti-ottomana di Alessio, bloccando per due decenni l’avanzata dell’Impero turcottomano verso l’Europa.
Si recò egli stesso in Italia per combattere tra Orsara e Troia il 18 agosto 1462 al soldo di Ferdinando I, re di Napoli, nella lotta contro il rivale Giovanni d’Angiò ed il suo esercito ed ottenendo così la concessione sui feudi di Monte Sant’Angelo, Trani e San Giovanni Rotondo.
Civita (CS)


013 Costantino de Giovanni (46 anni) di Plataci, durante gli ultimi giorni di raccolta delle olive nel Podere Collina del vento, un’azienda agricola fondata da Daniela Brunetti.
Plataci (CS)


014 Papàs Antonio Bellusci (88 anni) fondatore della rivista Lidhja ed autore di studi di carattere demologico e linguistico sugli albanesi d’Italia e sugli albanesi di Grecia. Ha fondato la “Biblioteca A. Bellusci”, che conta circa 10mila volumi di contenuto albanologico, riviste storiche arbëreshe, albanesi, kosovare, arvanite-arberore e della diaspora albanese.


015 Le parete della Timpa del Demonio che sovrasta Civita e Il “Ponte del Diavolo” nelle Gole del Raganello.
Civita (CS)


016 Gianfranco Castiglia (37 anni), è ricercatore universitario di storia medioevale assegnatario di un assegno di ricerca che gli permette di studiare la storia della comunità a cui lui stesso appartiene.
Vive a Lungro tra i maggiori centri della comunità albanese d’Italia e capitale religiosa degli italo-albanesi continentali, sede dell’Eparchia bizantina, che raccoglie sotto la propria giurisdizione tutte le comunità albanesi d’Italia continentale che hanno conservato il rito bizantino.
Lungo (CS)






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