Roma
22 vedute
2020
Film 4x5”
Colori
Esposto a
World Cityscapes
Auditorium parco della musica, Roma
a cura di Filippo Maggia
Abbiamo attraversato il centro storico di Roma durante la primavera del 2020 per rivisitare le viste dei proto-fotografi italiani e dei proto-turisti europei, che fissarono nel XIX secolo i paradigmi per la futura rappresentazione della città eterna.
22 vedute
2020
Film 4x5”
Colori
Esposto a
World Cityscapes
Auditorium parco della musica, Roma
a cura di Filippo Maggia
Abbiamo attraversato il centro storico di Roma durante la primavera del 2020 per rivisitare le viste dei proto-fotografi italiani e dei proto-turisti europei, che fissarono nel XIX secolo i paradigmi per la futura rappresentazione della città eterna.



















001 Piramide Cestia
002 Castel Sant’Angelo
003 Fontana dei Tritoni e Tempio di Ercole Vincitore
004 Colosseo
005 Fontana di Trevi
006 Fori Imperiali
007 Arco di Costantino
008 Pantheon
009 Fontana dell'Acqua Felice o del Mosé
010 Il Vittoriano
011 Piazza Navona
012 Piazza del Quirinale
013 Terme di Caracalla
014 Piazza del Popolo
015 Scalinata di Trinità dei Monti
016 Mausoleo di Cecilia Metella
017 Fontana dell'Acqua Paola
018 Campo de' Fiori
019Aquedotto Felice
002 Castel Sant’Angelo
003 Fontana dei Tritoni e Tempio di Ercole Vincitore
004 Colosseo
005 Fontana di Trevi
006 Fori Imperiali
007 Arco di Costantino
008 Pantheon
009 Fontana dell'Acqua Felice o del Mosé
010 Il Vittoriano
011 Piazza Navona
012 Piazza del Quirinale
013 Terme di Caracalla
014 Piazza del Popolo
015 Scalinata di Trinità dei Monti
016 Mausoleo di Cecilia Metella
017 Fontana dell'Acqua Paola
018 Campo de' Fiori
019Aquedotto Felice
Alcune viste dei monumenti romani, riprodotte e ri-fotografate periodicamente nel corso della storia del mezzo, hanno origine dal lavoro dei proto-fotografi italiani (e dei proto-turisti Europei) che, più o meno inconsciamente, fissarono nel XIX secolo i paradigmi per la futura rappresentazione popolare della città.
Al tempo, essere il soggetto di una fotografia era considerata una esperienza “moderna”, un’opportunità di essere pervasi dallo spirito del glorioso Progresso del XIX secolo. La macchina fotografica (e non) meritava rispetto e attenzione: le persone interrompevano le loro faccende, si scrollavano la polvere di dosso e si mettevano in posa, sapendo che essendoci in fotografia, sarebbero stati parte di quel Progresso.
E dal paesaggio si esigeva che mostrasse la stessa compostezza: doveva essere pulito e in ordine, con tutte le figure posizionate con attenzione, senza errore e senza incidenti figurativi che potessero spostare l’attenzione verso qualcosa al di là della superficie dell’immagine. Perché la meraviglia dell’immagine bastava a se stessa.
È per questo che queste viste archetipiche della Roma dell’800 hanno una particolare e potente aura. Una sensazione che divenne via via più difficile da riprodurre man mano che la contemporaneità (con le sue automobile, i suoi turisti e la successiva mercificazione del paesaggio) si facesse largo.
Abbiamo attraversato il centro storico di Roma durante la primavera del 2020, mentre l’epidemia sopraffaceva il paese, e abbiamo percepito quella stessa aura per la prima volta.
La insolita, violenta sospensione della contemporaneità rivelava i fantasmi della magnificenza della visione ottocentesca.
Al tempo, essere il soggetto di una fotografia era considerata una esperienza “moderna”, un’opportunità di essere pervasi dallo spirito del glorioso Progresso del XIX secolo. La macchina fotografica (e non) meritava rispetto e attenzione: le persone interrompevano le loro faccende, si scrollavano la polvere di dosso e si mettevano in posa, sapendo che essendoci in fotografia, sarebbero stati parte di quel Progresso.
E dal paesaggio si esigeva che mostrasse la stessa compostezza: doveva essere pulito e in ordine, con tutte le figure posizionate con attenzione, senza errore e senza incidenti figurativi che potessero spostare l’attenzione verso qualcosa al di là della superficie dell’immagine. Perché la meraviglia dell’immagine bastava a se stessa.
È per questo che queste viste archetipiche della Roma dell’800 hanno una particolare e potente aura. Una sensazione che divenne via via più difficile da riprodurre man mano che la contemporaneità (con le sue automobile, i suoi turisti e la successiva mercificazione del paesaggio) si facesse largo.
Abbiamo attraversato il centro storico di Roma durante la primavera del 2020, mentre l’epidemia sopraffaceva il paese, e abbiamo percepito quella stessa aura per la prima volta.
La insolita, violenta sospensione della contemporaneità rivelava i fantasmi della magnificenza della visione ottocentesca.